Sesto al Reghena - Itinerari e sapori fvg

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Sesto al Reghena

Comuni itinerario
SESTO AL REGHENA

A soli 7 km da Cordovado in un tragitto pianeggiante che si presta ad essere percorso in bicicletta, troviamo un altro tra i borghi più belli d’Italia: Sesto al Reghena.

Sesto al Reghena






Comune a sud di Pordenone, abitato da 6.500 persone. Il nome deriva da Sesto che era una stazione militare romana situata al sesto miliario della strada che collegava Iulia Concordia con il Norico.



Il Reghena è il fiume che scorre nel borgo: il toponimo è di origine pre-romana, forse dal celtico reca, “torrente”. Conobbe lo sviluppo sotto il dominio longobardo ma fu poi piegata dalle scorrerie degli Ungheri attorno al 889-925.


Una via del borgo di Sesto al Reghena
Una via del borgo di Sesto al Reghena



STORIA

Nel  1797 con il trattato di Campoformido si pose fine alla Repubblica Veneta insediatasi nel 1418 e il territorio di Sesto al Reghena si intrecciò con le vicende del Regno Lombardo-Veneto fino all'annessione al Regno d'Italia del 1867, termine del Regno Lombardo Veneto.
Nel  735 ca., tre fratelli longobardi, Erfo, Anto e Marco, desiderosi di fare un’esperienza di vita religiosa sotto la regola di San Benedetto fondano il monastero di Santa Maria in Sylvis e nel 762 affidandosi al seguace benedettino Ratchis con l’atto Sestense donano i loro beni tra il Livenza ed il Tagliamento sino alla Val Cellina come risulta dall’atto redatto a Nonantola e comprendente l’Abbazia; nel 775 Carlo Magno conferma al monastero i privilegi al monastero concessi dai re longobardi.
960: l’abbazia riprende vita con la conferma dei suoi beni e diritti da parte di Ottone I; l’imperatore nel 967 la cede con tutte le sue pertinenze al patriarca di Aquileia.
1182, papa Lucio III emana una bolla di protezione dell’abbazia.
1300-1330 ca., un gruppo di pittori padovani allievi di Giotto affresca l’abbazia.
1420, Aquileia, finito il potere temporale dei patriarchi, passa sotto la dominazione della Repubblica Veneta, e con essa l’abbazia di Sesto; Venezia dal 1441 concede l’affido temporaneo di tutti i possedimenti ecclesiastici dell’abbazia a prelati secolari (commendatari), che non seguono le regole monastiche e non risiedono in loco; il primo abate commendatario è, nel 1441, il cardinale Pietro Barbo, poi diventato papa Paolo II.
1503-1627, tutti gli abati commendatari sono espressione della famiglia Grimani.
1789, soppressione dell’abbazia e confisca dei beni della commenda da parte della Repubblica di Venezia.


Veduta Abazia di Sesto al Reghena
Veduta Abbazia di Sesto al Reghena

L’Abbazia di Santa Maria in Sylvis


Si accede alla piazza dell'abbazia sottopassando un robusto torrione, unico superstite dei sette che difendevano le mura, detto ponte levatoio.
Piantina della Basilica
piantina basilica di Sesto al Reghena

La facciata d'ingresso (A), risultato di modifiche avvenute lungo i secoli, è aperta da un semplice portale sopra il quale ci sono degli affreschi datati XI-XII sec. (Arcangelo Gabriele, entro lunetta; S. Benedetto) sovrastati da trifore; a sin. una loggetta (B) affrescata nelle pareti interne con una Scena cavalleresca e una Investitura, in quella esterna con S. Cristoforo, Madonna col Bambino e i SS. Pietro e Battista; del XIV sec., a des. una scala balaustrata conduce al salone, un tempo coro notturno per i monaci oggi adibito a manifestazioni culturali.
Varcando il portone si accede al vestibolo (C) interamente affrescato (nelle pareti il ciclo allegorico dell'Inferno a sin., del Paradiso a des. e di S. Michele, nella facciata interna) del 1450 circa, attribuito ad Antonio da Firenze e allievi.
Nel vestibolo si apre a des. la Sala delle Udienze (D), oggi una sorta di pinacoteca e a sin. la Sala Museo (E) con reperti archeologici di varie epoche. Si passa poi all'atrio romanico (F), diviso in tre navate da pilastri quadrangolari che conservano tracce di decorazione a fresco; da notare nella parete sud (a des. della porta d’ingresso della chiesa) l'affresco trecentesco con l'Incontro del tre vivi e dei tre morti, uno dei più bei esempi di raffigurazione medioevale della morte.
L’ interno della chiesa presenta un notevole apparato di pittura a fresco tra le quali spiccano quelle della zona presbiteriale eseguite intorno al secondo e terzo decennio del XIV sec. da pittori giotteschi.
Nella facciata interna d’ingresso (G) entro lunetta, la Madonna nimbata (XIV sec.); sopra la bifora, stemma dell'abate commendatario Giovanni Grimani; a des. della porta il fondatore dell'abbazia Erfo con la madre Piltrude; nel primo pilastro destro Ottone e Hagalberta (metà XIV sec.). Salendo la scalinata, nel transetto destro (H), in alto la Guarigione dello Storpio, in basso la Resurrezione della vedova tabita. Ricca di pitture la parete des. (I) con scene della vita di S. Pietro tra le quali Cristo consegna a Pietro le chiavi, Condanna dei SS. Pietro e Paolo e il Martirio di S. Pietro; più in basso la scena simbolica dell'albero mistico, il Lignum Vitae e l'Incendio di Roma. Sulla parete adiacente, sopra l'abside des., S. Pietro incontra Gesù Cristo sulle acque.Nella CRIPTA, che si estende sotto il presbiterio ed è scandita da volte a crociera impostate su colonnine marmoree, si conservano l’Urna di S. Anastasia, splendido monumento d’età longobarda formata dai resti di una cattedra di marmo greco; il Vesperbild, la quattrocentesca Pietà in pietra arenaria da attribuire ad un maestro tedesco; l’Annunciazione degli inizi del XIV sec. con l’angelo e la Vergine iscritti entro una nicchia aperta su due archi trilobati.
Molto apprezzato e richiama sempre molti visitatori e turisti il presepio vivente di Sesto al Reghena con oltre 220 comparse nell’ultima edizione ed numero di circa 10.000 visitatori. Si può ammirare alla vigilia di Natale e nel giorno di Santo Stefano. www.abbaziasestoalreghena.it
Infopoint Sesto: piazza Castello 1 - 0434 699071 -info@viedellabbazia-sesto.it

Ingresso Abbazia di Sesto al Reghena
Ingresso Abbazia di Sesto al Reghena


Antiche fondamenta Abbazia di Sesto

La fontana del Venchiaredo

La Fontana di Venchiaredo è uno dei più noti luoghi letterari del Friuli, celebrata da Ippolito Nievo e riscoperta da Pierpaolo Pasolini.

La Fontana di Venchieredo

Così Nievo la descrive nel quarto capitolo delle sue "Confessioni di un italiano": "C'è una grande e limpida fontana che ha anche voce di contenere nella sua acqua molte qualità refrigeranti e salutari. Ma la ninfa non credette fidarsi unicamente alle virtù dell'acqua per adescare i devoti e si è recinta di un così bell’ orizzonte di prati di boschi e di cielo e d'un ombra così ospitale di ontani e saliceti che è in realtà un recesso degno del pennello di Virgilio questo ove piacque di porre sua stanza".
La bellezza e la suggestione di questo luogo, ricomposto paesaggisticamente con le specie arboree autoctone e la flora tipica degli ambienti di risorgiva, lo hanno reso il luogo di incontro di molti innamorati di un tempo e di oggi. E’ possibile una sosta in mezzo alla natura nell’area attrezzata.
Da qui si riparte verso la località Casette, fiancheggiando il lago Paker; all’incrocio si svolta a sin., si prosegue per ca. 1 km. fino a trovare sulla sin. via Siega. In questo borgo si trova uno dei rari esempi di antica segheria (XVIII sec.) che conserva, tutt’oggi, al suo interno le originarie attrezzature per la lavorazione del legno. www.comune.sesto-al-reghena.pn.it

vista della fontana Venchiaredo
vista della fontana Venchiaredo

Pieve di tutti i Santi di Bagnarola

La chiesa parrocchiale di Bagnarola risale al 1300, ma ha subito nel corso dei secoli numerose
ristrutturazioni e addizioni in particolare quella del rifacimento ottocentesco (1895-1899) che ha comportato la foratura delle pareti per aprire le due navate laterali con cappelle e la edificazione della attuale zona presbiteriale con cupola.
All’interno sono conservate preziose testimonianze delle vicende più antiche della Pieve, quali il cinquecentesco Crocifisso ligneo, la vasca in pietra del fonte battesimale (inizi XVI sec.) e il pregevole affresco con la Pietà di Pomponio Amalteo (1540 ca.), posto ora sulla parete della navata destra. Interessanti esempi dell’arte più recente sono invece l’affresco del soffitto del friulano Fabris raffigurante S. Giovanni Evangelista che contempla la Gerusalemme celeste (sec. XIX); la decorazione della cupola con angeli musicanti dipinti in stile Liberty, un unicum per gli edifici religiosi; l’organo del Bazzani (recentemente restaurato) e il portale bronzeo dello scultore Boatto. Disseminate nel territorio si trovano numerose chiesette votive.

Campanile di Sesto
Campanile di Sesto


Corte dell'abbazia a Sesto


Chiesetta di S. Urbano
Nella frazione di Marignana si trova la chiesetta che risale al 1600, ma che presenta rifacimenti effettuati negli anni 1936-37; al suo interno la pala con il santo omonimo dipinta da A. Pascotto (1893).

Chiesetta votiva a Sesto al Reghena
Chiesetta votiva a Sesto al Reghena

Oratorio di Santa Chiara
In località Braidacurti c’è l’Oratorio di S. Chiara, costruzione settecentesca, più volte modificata, con all’interno un coevo altare ligneo e la pala con Madonna e Bambino, S. Francesco di Sales e S. Margherita di Alacoque, ora nella Sala delle Udienze in Abbazia.

Percorso paesaggistico naturalistico-Antico Mulino di Stalis

E’ possibile effettuare un itinerario che abbraccia le principali valenze naturalistiche ed artistiche del territorio e che potrà rilevare ad un attento osservatore un paesaggio particolarmente interessante per la varietà della flora e fauna autoctone e per la presenza di numerosi corsi d’acqua e olle di risorgiva, tipicità questa delle aree umide della bassa pianura friulana.
Partendo dal centro storico di Sesto, lasciata l’Abbazia alle spalle, si svolta a destra per via Giotto di Bondone; quindi arrivati al canale Reghena si accede ai Prati Burovich di proprietà della Provincia di Pordenone, memoria dell’antico bosco planiziale e testimonianza delle sistemazioni agrarie tra Sette e Ottocento. Il percorso si può effettuare a piedi oppure in bicicletta, attraverso i prati stabili.
Ritornati in centro, da piazza Aquileia si prosegue per via Zanardini, si percorre via Levada per circa 1,2 km. e si svolta a sinistra in via Piave, imboccando a destra dopo circa 300 mt. una strada campestre ciclabile e pedonale, memoria di un’antica strada romana, finchè si giunge al guado sulla roggia Versiola oltrepassato il quale appare la chiesetta di S. Pietro.
Si percorre via S. Pietro, si attraversa la strada e si prosegue in via Stalis superando il ponte sul fiume Lemene che, diramandosi, lambisce un isolotto dov’è ubicato l’antico Mulino di Stalis.

 Mulino di Stalis
Mulino di Stalis
Attività:

Noleggio biciclette per turisti.
E' attivo presso l'Ufficio Turistico il nuovo servizio di noleggio completamente gratuito di biciclette per i turisti che vogliono visitare oltre che il complesso abbaziale anche il territorio circostante.
Muniti di una cartina con riportati alcuni percorsi strategici che toccano i vari posti più significativi del nostro Comune, i turisti possono scoprire posti davvero belli ed interessanti, tra i quali i Prati Burovich, il Lago Premarine, la chiesetta di San Pietro, i Mulini di Stalis, il lago Paker, la Chiesa Pieve di tutti i Santi a Bagnarola e molto altro. www.prosesto.org

Prodotto del borgo: i “bussolà”, biscotto tipico di Sesto al Reghena, di impasto semplice, derivato da un antico dolce cerimoniale. Casa del Bussolà - Panificio di Pin Natale e c Snc –P.zza Aquileia 7-tel. 0434 699181

Il piatto del borgo: La faraona


Percorsi turistici a Sesto al Reghena
Percorsi turistici a Sesto al Reghena


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